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Procida, la processione dei misteri

La processione dei misteri, un rituale che si rinnova da secoli
Tutti gli anni, da più di 500 anni, sull’isola di Procida rivive l’emozionante tradizione della processione del Venerdì Santo. Verso la fine del ‘600, presso l’Abbazia di San Michele, la Congrega dei Turchini decise di organizzare, nel giorno in cui si commemora la morte di Cristo, un corteo penitenziale durante il quale i partecipanti usavano flagellarsi anche in modo molto cruento. È nei primi anni del 700 che, abolita la pratica  della flagellazione,  furono introdotti i Misteri e i Simboli della Passione.
Da allora chi si reca durante la settimana Santa a Procida si ritrova immerso in una atmosfera carica di suggestioni. Nelle notti precedenti al venerdì, nel buio risuona un breve lamento scandito dal lugubre battito cadenzato di un tamburo. È la tromba che ricorda che un grande e tragico evento sta per compiersi.
Lo stesso suono di tromba apre corteo che parte all’alba del Venerdì dalla Terra Murata e che vede la partecipazione di tutta la popolazione dell’isola.
Uomini di tutte le età vestiti di bianco con la mozzetta turchina, da cui prende il nome la Congrega, portano per l’isola i Misteri, grandi scenografie  di cartapesta rappresentanti una quarantina fra simboli della cristianità e della Passione, costruite nei 40 giorni che precedono la Pasqua dagli isolani “i ragazzi dei Misteri”. Il silenzio in cui procede la processione è rotto dal rumore delle catene che, sempre più grani e pesanti, vengono trascinate sul selciato. Infine sfila la statua della Madonna Addolorata accompagnata da un corteo di “angioletti a lutto”, neonati fino ai due anni, vestiti di magnifici abiti neri con ricchi ricami d’oro che precedono la seicentesca statua del Cristo morto coperto da veli neri.
Un salto nel tempo, magnifico esempio di una tradizione ancora viva e tramandata, con grande partecipazione ed orgoglio, di generazione in generazione.
Le fotografie sono di Michele Assante.

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